Semplificazione ed efficienza della Pubblica amministrazione


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Il nuovo Governo Monti, con in prima fi la il ministro per la Pubblica Amministrazione e semplificazione Filippo Patroni Griffi , hanno lanciato un segnale di continuità con la Riforma Brunetta, intendendo rafforzare l’azione di snellimento e misurarsi con l’idea di porre seriamente la semplificazione e l’efficienza – in una parola la valutazione utile – al centro dell’attività delle Pubbliche Amministrazioni. Con il Decreto semplifica-Italia è stato studiato e realizzato un piano di interventi urgenti, che mette al centro la semplificazione della burocrazia, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie, per tentare di stimolare la produttività e la crescita. Per bypassare i limiti incontrati in passato, oltre la norma è indispensabile, oggi, una stretta collaborazione di tipo interistituzionale, un uso acuto e imprenditoriale delle tecnologie disponibili e una sperimentazione politico-sociale attenta, in grado di monitorare e di valutare le pratiche di rientro nella normalità del nostro Paese, di costruire a intervalli regolari bilanci dell’esperienza, di armonizzare sintesi di scenari simili e di rilanciare senza sosta la battaglia contro l’evasione, la cooptazione e l’illegalità La semplificazione amministrativa, intesa come rendere più facile, comprensibile, chiaro e snello il funzionamento dell’amministrazione non è una chimera, ma un’esigenza non ulteriormente prorogabile: bisogna eliminare il superfluo e il dannoso. Non c’è più tempo, non ci sono più risorse disponibili. La semplificazione amministrativa, in tal senso, non è un fi ne, ma un mezzo per la nostra vita, per migliorare il rapporto con l’amministrazione dei cittadini, dei soggetti economici, delle formazioni sociali, nonché, ovviamente, di tutti coloro che operano all’interno del sistema amministrativo stesso. In questo senso, si spiega perché la semplificazione amministrativa venga anche considerata come sinonimo di riforma, insieme all’efficienza della macchina pubblica. L’efficienza ricercata è, naturalmente, il miglioramento del rapporto tra il risultato ottenuto e le risorse impiegate nella PA, generalmente mai misurato. L’efficienza oggi deve, quindi, esprimersi come input/output, con l’obiettivo di minimizzare le risorse utilizzate, per conseguire l’obiettivo prefissato. Naturalmente, l’efficacia è cosa diversa dall’efficienza e assume significati differenti (sociale o gestionale), anche se esistono correlazioni e, talvolta, nei giudizi di adeguatezza, i due termini vengono comunemente confusi, specie nella PA. Il pericolo che si vede oggi, con l’idea dei tagli a tutti i costi, è una disattenzione verso la valutazione delle performance (organizzativa prima che individuale), trattata come un mero adempimento. Infatti, l’esigenza delle amministrazioni di forti risparmi, spesso si risolve in tagli lineari, indifferenti rispetto all’andamento di politiche e servizi, rendendo inutili gli sforzi sul versante del monitoraggio e valutazione degli interventi. Uno degli esiti di questa situazione è l’incomprensione, da parte della cittadinanza, delle ragioni circa i tagli effettuati nei singoli settori, alimentando una scarsa trasparenza e l’impressione di un’irrilevanza delle analisi valutative nei processi decisionali. Ripensare concretamente il pubblico nella crisi economica e valoriale è l’obiettivo vero in questo contesto di crisi.

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