Per una riforma intelligente della Giustizia Amministrativa


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Da qualche tempo è cresciuta una certa insofferenza nei confronti della Giustizia Amministrativa: fin dall’inizio di quest’anno si è iniziato a parlare di un accorpamento dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR), di una riduzione del loro numero e dei loro poteri, fino a presagire una loro totale cancellazione e riassorbimento negli organi della Giustizia Civile. Con l’avvento del Governo Renzi, la vicenda si è legata a doppio filo alla Riforma della Pubblica Amministrazione, recentemente presentata dal Premier e dal Ministro per la PA Marianna Madia.


Nella lettera inviata dal Governo ai dipendenti, le misure che riguardano specificatamente questo tipo di processi sono abbastanza mirate: la n. 14  propone di rendere più rigoroso il sistema delle incompatibilità per i magistrati amministrativi, la 33 prevede maggiori sanzioni per le liti c.d. temerarie mentre la 34 riguarda la modifica della sospensione cautelare.


Per gli avvocati specializzati nel diritto amministrativo e riuniti nel nuovo organismo associativo UNA, una prima valutazione di questi indirizzi programmatici è stata positiva, in particolare in relazione alla novità del metodo: trasparente, partecipato e tecnologico. Un metodo mai utilizzato in passato in questa materia, che ha conosciuto riforme recenti ed importanti come quella del nuovo codice del processo amministrativo, per la cui elaborazione l’apporto degli avvocati amministrativisti non era stato richiesto. Il foro è senz’altro favorevole all’impiego dei giudici nei processi e, di fatto, la riforma in questo senso è già stata compiuta da Renzi , vista la significativa contrazione del numero di magistrati amministrativi nell’attuale organizzazione degli uffici ministeriali. Per le liti temerarie, non vi è una vera preoccupazione da parte degli avvocati di UNA, perché è la stessa alta specializzazione dei difensori in questo ramo della giustizia che garantisce la marginalità di queste ipotesi.


Quanto alla riforma della tutela cautelare, si deve sottolineare che ridurre l’ambito di operatività sarebbe del tutto contraddittorio rispetto all’obiettivo di rendere più rapida la giustizia, dato che questo tipo di processo fornisce una prima tutela in via d’urgenza. Se poi in concreto la misura che verrà adottata sarà quella di prevedere che, magari nel solo rito degli appalti, al giudizio cautelare si sostituisca un giudizio di merito da concludersi entro pochi mesi dalla presentazione del ricorso, non vi è certamente una preclusione da parte degli avvocati, che ricaveranno un vantaggio dalla conclusione ravvicinata delle cause.


Nei primi confronti, improntati a spirito di collaborazione, con il Ministero della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione, l’avvocatura ha fatto presente che intervenire solo sul processo amministrativo ha poco senso, perché Pubblica Amministrazione e Giustizia Amministrativa sono fenomeni legati. Il ricorso agli strumenti del contenzioso si deve combattere innanzitutto operando per rafforzare i presidi di legalità e correttezza dell’azione amministrativa, in primo luogo ripristinando un sistema efficace di controllo. Lo smantellamento dei controlli è stato un effetto collaterale della semplificazione degli scorsi anni. Per rendere la Pubblica Amministrazione sempre più simile alle aziende in termini di efficienza, occorre che lo sia anche da un punto di vista decisionale, liberandola da un eccesso di norme speciali. Va ridata centralità ed uniformità alla disciplina generale del procedimento amministrativo, rafforzando la figura del funzionario responsabile.


In altri paesi, come in Germania, inoltre, molti contenziosi sono evitati perché la PA riconosce le proprie mancanze prima dell’inizio del giudizio. Il recepimento delle nuove direttive europee in materia di appalti pubblici, allora, potrebbe diventare un’occasione per introdurre rimedi alternativi al contenzioso e strumenti di ADR (Alternative Disputes Resolution Methods).


Un altro punto importante di intervento, per UNA, è quello della lotta contro il c.d. silenzio della P.A.:  senza un giudice che possa intervenire in tempi rapidi anche in caso di inerzia, illegalità e corruzione avanzerebbero ancora di più. Una riforma della Giustizia Amministrativa deve dunque andare nella direzione di maggiore tutela del cittadino stesso, in un’ottica di potenziamento e semplificazione effettiva dei ricorsi contro tutti i comportamenti abusivi delle pubbliche amministrazioni, in primo luogo assicurando la garanzia del diritto alla risposta in tempi certi.


Occorre poi far funzionare meglio i processi in nome di un migliore assetto organizzativo, di riduzione e ridistribuzione dei carichi di lavoro, e di informatizzazione dei processi. Un buon impulso in questa direzione è rappresentato dall’immissione in servizio presso i TAR di 30 nuovi referendari avvenuta all’inizio di quest’anno e dal programma straordinario di smaltimento dell’arretrato, rinnovato anche per quest’anno dal Consiglio di Presidenza. Come in tutti gli altri ambiti della PA, infine, occorre saper sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per incrementare la semplificazione e la trasparenza dei processi amministrativi. Rispetto al civile ed al penale, il processo amministrativo, per i suoi numeri tutto sommato assolutamente ridotti, si presta ad essere completamente automatizzato e potrebbe quindi essere il primo a cogliere l’obiettivo di eliminare totalmente la carta e ad andare di pari passo con la digitalizzazione dell’attività amministrativa, obiettivo primario anche del nuovo Governo. Per far questo è però indispensabile che parta subito un tavolo tecnico nel quale l’apporto degli avvocati venga adeguatamente considerato:  perché progettare un sistema informativo senza il coinvolgimento effettivo di coloro che forniscono la “materia prima” dei processi, cioè i ricorsi, è del tutto irrealistico ed anche, lasciatemelo dire, irresponsabile.
 

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Autore:


Avvocato cassazionista, opera nel campo del diritto amministrativo, con particolare esperienza nei settori urbanistico ed ambientale, della sanità, dei pubblici servizi, dell’informazione nel settore pubblico. Giornalista pubblicista, collabora con il quotidiano Il Sole 24 Ore. Dottore di ricerca e professore a contratto presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università Carlo Cattaneo di Castellanza (LIUC).

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