Si è svolto a Milano il 26 giugno 2013 presso Spazio Chiosetto un Workshop dedicato al tema, di grande attualità, dell’impatto che i comportamenti scorretti di mercato tenuti dalle imprese (in particolare intese antitrust, abusi di posizione dominante, concentrazioni vietate) possono assumere sulla posizione del consumatore. La normativa comunitaria e quella interna in materia di antitrust sono infatti oggi caratterizzate da un rafforzamento del c.d. private enforcement, considerato come tutela giurisdizionale dei diritti soggettivi dei singoli, siano essi imprese o privati cittadini, dinanzi ad un mercato ove la concorrenza risulta falsata o distorta.
Nell’incontro si è dunque rievocato più volte il caso dei cc.dd. cartelli bancari (N.B.U.) e assicurativi nel settore r.c. auto, facendo menzione dei danni economici che tali cartelli hanno arrecato in massa ai cittadini-consumatori per aver dovuto questi stipulare con banche e compagnie assicuratrici un contratto economicamente svantaggioso in conseguenza di un accordo “a monte” tra le imprese del settore, accordo concluso in violazione delle norme sulla concorrenza e tendente a trarre illecitamente un maggior profitto dalla contrattazione “a valle” con i consumatori medesimi.
L’incontro organizzato sotto l’egida dell’Associazione di Alta Formazione Giuridico Economica (http://formazionegiuridicoeconomica.it) presieduta dall’Avvocato Adriano Travaglia è stato coordinato nelle sue due sessioni, mattutina e pomeridiana, dall’Avv. Francesco Longobucco, Avvocato nel Foro di Bari e di Roma e Ricercatore di Diritto Privato nell’Università Roma Tre, altresì Docente di Diritto dei Consumi, di Diritto Privato dell’Economia e di Diritto della Concorrenza. Allo stesso hanno partecipato illustri relatori esponenti del mondo accademico e professionale, giuristi ed economisti, i quali hanno dato un contributo fattivo al dibattito.
La Relazione introduttiva ha posto in luce la necessità metodologica di comprendere il fenomeno dell’interpretazione “filoconcorrenziale” degli istituti di diritto privato. Il diritto civile delle obbligazioni e dei contratti è destinato cioè ad essere riletto in maniera differente rispetto al cliché tradizionale ove rapportato al fine dinamico della concorrenza ed ove funzionalizzato a correggere gli abusi di mercato.
In questa cornice metodologica l’intervento dell’Avvocato Eva Cruellas Sada ha toccato il tema della nullità del contratto “a valle” di un’intesa antitrust e delle possibili incongruenze di tale rimedio rispetto all’obiettivo precipuo della tutela del consumatore cliente.
Il successivo intervento del Prof. Luigi Prosperetti ha saggiato le potenzialità del rimedio risarcitorio in favore del consumatore leso da comportamenti scorretti. Si sono ipotizzate – quasi in una sorta di laboratorio complesso – varie modalità di quantificazione del danno antitrust e si è sottolineata la necessità di distinguere le fattispecie antitrust (intese ovvero abusi escludenti) sia sul piano dell’accertamento del nesso causale sia su quello della quantificazione del pregiudizio. La successiva Relazione del Prof. Stefano Bastianon ha più specificatamente riguardato il problema dell’accesso alle prove decisivo quando ci si occupa dell’azione per danni in materia antitrust.
La sessione pomeridiana dell’incontro si è aperta con la relazione dell’Avvocato Michele Carpagnano che ha posto in evidenza i principali nodi problematici della c.d. pass-on defence, ossia della traslazione del sovrapprezzo anticompetitivo “a valle” della catena produttiva o distributiva. Questo fenomeno può rilevare sia nella sua dimensione, per cosi dire, “difensiva”, sia in quella “offensiva”. A completare il quadro del danno antitrust sono state poi le relazioni dell’Avvocato Giorgio Afferni e quella dell’Avvocato Stefano Deplano. La prima ha riguardato il tema caldo della class action in materia di danni antitrust. L’introduzione di un’azione di classe per i consumatori, infatti, costituisce certamente un progresso significativo sotto il profilo dell’effettività della tutela del diritto al risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust nazionali e comunitarie. Sono emersi però profili critici: i consumatori non avranno verosimilmente interesse ad aderire alla classe a causa dello scarso valore del danno subito anche, per esempio, per non aver conservato la prova dell’acquisto effettuato.
La relazione dell’Avv. Deplano ha posto inoltre in luce il carattere lungolatente del danno subito dai consumatori e la necessità di spostare il dies a quo della prescrizione dell’azione di danni (cinque anni) al momento dell’effettiva conoscenza da parte del consumatore della pratica commerciale scorretta lesiva dei suoi interessi.
In questo contesto anche la relazione dell’Avv. Aurora Saija ha evidenziato la tendenza della più recente legislazione a tutelare l’interesse del consumatore, con particolare riferimento alla portata del’art. 37 bis del Codice del consumo. Tale norma introduce il potere dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato di accertare la vessatorietà (d’ufficio o sulla base di una denuncia) delle clausole contrattuali. Ciò, però, nell’ottica esclusiva di renderla nota al pubblico con appositi meccanismi informativi. La parte conclusiva dell’incontro, tramite la relazione del Dott. Simone Pieri ha affrontato infine il tema della promozione e della compliance. Le imprese devono promuovere programmi di compliance per presidiare il significativo rischio legale, economico e reputazionale che può scaturire dalla violazione della normativa antitrust.
Il Workshop è stato intervallato da sessioni di dibattito con i partecipanti, che ancora una volta hanno posto in luce le difficoltà di un pieno decollo a livello continentale del private enforcement del diritto della concorrenza, oggi riportato all’attenzione dalla recente Proposta di Direttiva comunitaria dell’11 giugno 2013 in materia di “Azioni Risarcitorie per violazione delle norme antitrust comunitarie”. Tali difficoltà, in vero, non devono scoraggiare a percorrere la via dell’efficienza regolativa che anche il diritto privato e il sistema delle liti giudiziarie possono avere sulla conformazione del mercato (accanto ovviamente ai classici interventi “verticali” di public enforcement delle Autorità europee e agli stessi programmi di clemenza ovvero decisioni con impegni).