Assicurazioni: liberalizzazione mancata (o rinviata?)*


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Le misure del “decreto liberalizzazioni” in materia assicurativa attengono pressoché interamente al ramo RC auto, sicuramente quello socialmente più sensibile, data la rilevante incidenza sulla spesa delle famiglie e l’obbligo legale di acquisto. Le misure adottate perseguono, da un lato, l’obiettivo di contrastare le frodi assicurative, ripetutamente indicato dalle imprese come uno dei principali (se non il principale) fattore di aumento dei costi e quindi dei premi. A fianco di queste misure concentrate sul fronte della domanda, su quello dell’offerta è stata prevista la revisione dei meccanismi che attualmente governano il sistema del “risarcimento diretto” e introdotto l’obbligo degli intermediari assicurativi di informare i clienti, prima della stipula delle polizze RC auto,  sui premi e condizioni di polizza di almeno tre compagnie appartenenti a gruppi assicurativi diversi. Non è stata però adottata alcuna misura volta a favorire lo sviluppo delle agenzie plurimandatarie. Dopo che l’Autorità Antitrust aveva presentato al Senato una lucida analisi del mercato assicurativo auto in Italia e dei problemi che lo affliggono , era lecito attendersi misure più incisive.

Il settore dell’assicurazione auto in Italia è da sempre caratterizzato da un’elevata concentrazione: i primi cinque gruppi assicurativi coprono il 70% del mercato, con una tendenza all’aumento. L’imminente processo di fusione/incorporazione tra Fondiaria Sai e UGF (Unipol), rispettivamente primo e terzo gruppo assicurativo nel ramo auto, porterà il neo gruppo a controllare da solo quasi il 40% del mercato.

Nel periodo 2006 -2010 i premi medi sono aumentati con picchi annui fino ad oltre il 45% (assicurati di sesso femminile) ed il 50% (assicurati di sesso maschile). Considerando i profili di assicurati maggiormente rappresentativi, il tasso di crescita annuo dei premi varia tra il 6 – 7,5% (nord) ed il 17% (sud), sino ad oltre il 24% (isole). Le compagnie dirette sono in genere più convenienti di quelle tradizionali per alcuni profili di assicurati ma non operano in modo uniforme su tutto il territorio nazionale e risultano pressoché assenti nel sud (quote di mercato inferiori al 2-3%, anche per i profili più virtuosi). Esse tendono ad operare prevalentemente con determinate categorie di rischio, comprendenti soggetti coinvolti in un minor numero di sinistri e che risiedono nelle regioni caratterizzate da una minore frequenza di incidenti (nord e centro). I gruppi assicurativi cui fanno capo sia le compagnie tradizionali che quelle telefoniche, stanno riallocando determinati rischi dalle prime alle seconde, laddove sono in grado di estrarre  margini potenzialmente più elevati. La conseguenza è che la spinta competitiva del canale più moderno ed evoluto appare molto limitata proprio nelle aree del Paese dove i premi sono maggiormente elevati.

L’indice di dispersione dei premi può risultare considerevole all’interno della stessa provincia: la variabilità della spesa per la polizza RC auto assume infatti valori nell’ordine del 20-30% per un numero significativo dei profili di automobilisti. Ciò nonostante, le stime evidenziano una mobilità tuttora scarsa della domanda: solo il 10% degli assicurati in Italia cambia compagnia annualmente (contro una media del 60% circa nel Regno Unito), chiaro indice di un ridotto grado di concorrenza, dovuto alla perdurante presenza di difficoltà informative dei consumatori, di ostacoli alla mobilità della clientela e di scarsi incentivi da parte delle stesse compagnie ad aumentare la mobilità della domanda, essendo esse in grado di estrarre margini di profitto elevati dalla clientela meno informata.

La procedura del c.d. “risarcimento diretto”, ha prodotto risultati non corrispondenti alle aspettative, in particolare sul contenimento del costo dei sinistri, che ha assunto un andamento crescente nel periodo 2008-2010 a livello nazionale del 27%. Un mezzo efficace di controllo dei costi dei sinistri, incentivato dal sistema dell’indennizzo diretto, è costituito dalla possibilità di indurre il danneggiato a far eseguire le riparazioni presso officine convenzionate (risarcimento in forma specifica). Anche tale sistema di controllo dei costi è sostanzialmente fallito: la percentuale dei contratti di questo tipo nel 2010 si attesta attorno al 6% del totale, a causa della scarsa convenienza degli sconti offerti (generalmente non superiore al 5%). L’indennizzo diretto non è pertanto riuscito a determinare nelle compagnie incentivi al controllo dei costi dei risarcimenti dei danni a cose. Dato il contesto scarsamente concorrenziale, per le imprese è più agevole scaricare sui premi i maggiori oneri derivanti da inefficienze di gestione.

Tra i fattori che influenzano la frequenza dei sinistri e l’aumento dei costi e dei premi, le compagnie individuano le frodi nel settore assicurativo. In realtà dal punto di vista quantitativo il fenomeno delle frodi accertate nel periodo 2007-2009 si è attestato su valori piuttosto contenuti, nell’ordine del 2-3% del numero totale dei sinistri. Nel Regno Unito il numero di frodi accertate è pari al quadruplo di quelle accertate in Italia e in Francia è il doppio. Si deve quindi ritenere che in Italia le compagnie non dedichino energie sufficienti all’individuazione delle frodi attraverso efficienti sistemi di controllo e gestione interni alle imprese stesse. Anche l’elevata percentuale di sinistri con “micro lesioni” permanenti è un fenomeno che potrebbe e dovrebbe essere oggetto di interventi di controllo all’interno delle imprese, piuttosto che di una continua ed insistente richiesta di un intervento “pubblico” di contenimento e/o repressione.

La distribuzione delle polizze auto in Italia avviene tuttora, in una percentuale prossima al 90% attraverso agenti assicurativi. In tale contesto, assume un valore strategico l’apertura del canale agenziale. Gli effetti dei “decreti Bersani” del 2006 – 2007, fortemente contrastati dalle imprese, sono stati inferiori alle aspettative: a fronte del 7,8% di agenti plurimandatari nel 2007, si sarebbe passati al 13,4% nel 2008 e al 17,6% nel 2009. Il plurimandato non si è diffuso tra le compagnie di maggiori dimensioni, che hanno eluso e nella sostanza vanificato gli interventi legislativi tesi a favorire lo sviluppo di una distribuzione assicurativa indipendente.

La presenza di un elevato numero di agenti monomandatari provoca un inevitabile effetto anti-concorrenziale e un effetto barriera all’ingresso nel mercato nei confronti di altre imprese (ivi comprese quelle di altri Paesi).

Alla luce di questi elementi si deve constatare l’inadeguatezza delle misure di liberalizzazione adottate dal Governo all’inizio del 2012, rivolte ad affrontare più i fattori critici attinenti alla domanda (penalizzazione più stringente dell’evasione assicurativa e delle frodi sui sinistri, sistemi di controllo della condotta di guida, scatola nera) piuttosto che quelli attinenti all’offerta.

Va apprezzato l’obiettivo di riformulare i criteri di compensazione tra imprese dei costi dei sinistri gestiti all’interno del sistema di risarcimento diretto, anche se l’individuazione delle concrete misure che dovrebbero incentivare le imprese ad una più efficiente gestione dei costi, sono rinviate a future decisioni da parte dell’ISVAP.

Sul capitolo della distribuzione l’intervento si limita ad imporre a tutti gli intermediari un obbligo di “plurinformazione” su polizze di imprese concorrenti, che nella maggior parte dei casi gli agenti non avranno la possibilità di vendere. Un’informazione, quindi, di scarsa utilità per i consumatori, oltre che ad elevato rischio di ingannevolezza.

Una misura che lascia insoddisfatti tutti ed in particolare i consumatori, che non potranno aspettarsi da una misura di questo tipo nè una riduzione della assimetria informativa che tuttora caratterizza questo settore del mercato, nè un aumento della concorrenza tra le imprese ed una riduzione dei premi.

 

* La versione integrale sarà pubblicata sul numero 2/2012

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Autore:


Nato a Milano nel 1954. Avvocato. Presidente della Fondazione Altroconsumo. Presidente del Bureau Européen des Unions de Consommateurs di Bruxelles dal 2008 al 2012. Membro dell’European Consumer Law Group dal 1981 al 2005. Membro del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti c/o il Ministero delle Attività Produttive (Roma) dal 1998 al 2006. Ha collaborato e collabora in materia di consumer policy e diritto del consumo con Istituzioni, Università e riviste giuridiche ed economiche.

1 Risposta a "Assicurazioni: liberalizzazione mancata (o rinviata?)*"

  1. AlbertoD. scrive:

    Gent.mo avv. Martinello. delusione e disappunto se l'articolo e' stato scritto di recente. incomprensione se fosse stato scritto due mesi fa (a proposito perche' il post non riporta la data della pubblicazione?). Se il titolo e' "Assicurazioni: liberalizzazione mancata (o rinviata?)", e' probabile che i consumatori si attendano informazioni piu' puntuali e fruibili dopo la conversione in Legge del DL 2.0. Le novita' sono veramente molte e non e' vero che siano inerenti al solo settore rcauto. Come giudica il riconoscimento della collaborazione tra Intermediari ? E perche' non dar risalto all' obbligo di risarcimento senza certificato di chiusa inchiesta? . L'articolo 150- bis del Codice delle assicurazioni – inserito dall'articolo 34 -ter del decreto legge n. 1/2012 convertito con legge n. 27/2012 -  stabilisce l'obbligo in capo alla compagnia di assicurazione di indennizzare i danni da furto o incendio dei veicoli indipendentemente dalla richiesta di rilascio del certificato di chiusa inchiesta. A mio giudizio, ma e' un parere di parte poiche' sono un Intermediario-Formatore assicurativo, trattasi di un vero&sano cambio di passo. Sono interessato a conoscere il pensiero dell'associazione da Lei presieduta per creare momenti e/o eventi di crescita culturale reciproca. La ringrazio e Le porgo i miei migliori saluti. Alberto Duranti.

  2. [...] Il primo provvedimento ha introdotto misure di contrasto delle frodi assicurative (inasprimento delle pene, possibilità di installazione di strumenti di controllo della condotta di guida, obbligo di “pluri-informazione” sulle polizze rc auto da parte degli intermediari). Non era difficile prevedere la scarsa efficacia di tali misure, concentrate più sul fronte della domanda che dell’offerta (Cfr. l'articolo pubblicato su CDM 2/2012). [...]

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