Anche il 2012, come avviene ormai pressoché ininterrottamente da oltre un quinquennio, ha registrato l’adozione di misure, piuttosto scoordinate e frammentarie, dirette ad incentivare la concorrenza nel settore assicurativo e a favorire il contenimento dei prezzi, in particolare nel ramo rc auto (che da solo copre quasi il 50% di tutti i rami danni).
L’anno si è aperto con il “decreto liberalizzazioni” (gennaio 2012) e si è chiuso con la conversione in legge del “decreto crescita 2.0” (dicembre 2012), entrambi in parte dedicati al settore assicurativo.
Il primo provvedimento ha introdotto misure di contrasto delle frodi assicurative (inasprimento delle pene, possibilità di installazione di strumenti di controllo della condotta di guida, obbligo di “pluri-informazione” sulle polizze rc auto da parte degli intermediari). Non era difficile prevedere la scarsa efficacia di tali misure, concentrate più sul fronte della domanda che dell’offerta (Cfr. l'articolo pubblicato su CDM 2/2012).
A distanza di 12 mesi, quella previsione risulta confermata. La “scatola nera”, che dovrebbe consentire una riduzione dei premi a fronte della raccolta di dati sull’uso del veicolo e sulla condotta di guida, non ha ancora visto la luce. Le imprese non hanno trovato di meglio che contestare l’obbligo di installazione gratuita della nuova tecnologia sui veicoli. Da parte sua, l’ISVAP (autorità di sorveglianza del settore assicurativo nel frattempo ribattezzata IVASS) non ha ancora emanato i previsti regolamenti di attuazione. Il che la dice lunga sulla scarsa competitività ed efficienza del mercato assicurativo italiano, nel quale persino l’adozione di un banale apparecchio, finalizzato ad una modesta innovazione di prodotto e di contenimento dei costi e dei prezzi, necessita di interventi legislativi e regolamentari, altrove del tutto sconosciuti. Negli USA e in Inghilterra (e in parte anche in Germania) alcune compagnie assicurative hanno da tempo introdotto l’uso sia delle “black box” che degli smartphone (che costituiscono una soluzione ancor più vantaggiosa ed economica) al fine di integrare i parametri che tradizionalmente sono applicati per il calcolo del premio quali età, domicilio e genere (quest’ultimo ormai bandito dall’UE, che ha imposto polizze “unisex”) e di tener conto del comportamento di guida concreto, individuando il tal modo soluzioni accessibili per giovani guidatori, altrimenti gravati da premi elevati e talvolta inaccessibili (problema, evidentemente, non solo italiano).
In Italia siamo fermi alla polemica su chi dovrà pagare l’adozione delle nuove tecnologie ed ai cavilli su leggi e regolamenti. Frutto inevitabile di un mercato poco concorrenziale e sempre più concentrato (nei rami danni i primi 5 gruppi assicurativi detengono il 74% circa dei premi), nel quale le imprese trovano più semplice scaricare sugli assicurati il prezzo delle loro inefficienze (come ripetutamente segnalato dall’Autorità anti-trust, da ultimo nella sua relazione al Senato).
Altrettanto inapplicata è rimasta la disposizione che imponeva agli intermediari di informare gli assicurati al momento dell’acquisto su condizioni e premi di almeno tre polizze rc auto, anche qualora essi operassero quali agenti monomandatari di una sola impresa (situazione nella quale, nonostante il divieto dei vincoli di esclusiva introdotto nel 2007 dai decreti Bersani, operano tuttora oltre l’80% degli agenti assicurativi italiani). Anche questa disposizione è rimasta sulla carta e l’immancabile regolamento ISVAP previsto per la sua operatività non è stato a tutt’oggi approvato. L’effettiva utilità di tale “pluri-informazione” era del resto assai dubbia dal punto di vista dei consumatori, in quanto destinata a tradursi, nella maggior parte dei casi, in un obbligo informativo sui prodotti dei concorrenti e quindi ad alto rischio di scorrettezza. Per individuare la polizza più conveniente, del resto, i consumatori italiani – nonostante la loro mobilità resti bassa (meno del 10% di essi cambiano annualmente compagnia) – ricorrono sempre più spesso a preventivatori e comparatori on line. (Il solo calcolatore on line semplificato sulle polizze rc auto di Altroconsumo è stato consultato negli ultimi sei mesi da circa 40 mila utenti).
Le misure adottate nel dicembre 2012 intervengono nuovamente sulla distribuzione assicurativa prevedendo la libertà di collaborazione tra i soggetti che svolgono attività di intermediazione (agenti, broker e banche). Il provvedimento è ispirato da un certo pragmatismo: visto che non è realistico imporre agli intermediari di informare i consumatori su polizze assicurative che essi non possono vendere, e visto che gli agenti plurimandatari, nonostante la libertà dagli obblighi di esclusiva, non superano tuttora il 15-20% del mercato (le principali imprese hanno facilmente aggirato il divieto di esclusiva non dando mandati ad agenti plurimandatari e remunerando con incentivi la “fedeltà” delle reti al loro marchio), può essere utile consentire agli intermediari stessi di collaborare direttamente tra loro, offrendo al pubblico gli uni i prodotti assicurativi degli altri, anche contro la volontà delle rispettive mandanti. Eventuali divieti a tali tipi di rapporti imposti dalle imprese alle proprie reti distributive, infatti, non avranno più alcun valore legale a partire dall’1 gennaio 2013. La misura si muove ancora una volta nella direzione di incentivare lo sviluppo di reti distributive indipendenti nel settore assicurativo, almeno nei rami danni (un serio ostacolo a tale obiettivo è costituito dalla contraddittoria e perdurante validità degli obblighi di esclusiva tra imprese e agenti nel ramo vita).
I benefici attesi – e sempre che la forte opposizione manifestata anche in tal caso dalle imprese non finisca alla fine per prevalere – richiederanno comunque tempo per potersi manifestare. Sembra infatti improbabile, almeno nel breve periodo, che le reti agenziali (attraverso le quali viene tuttora distribuito oltre l’80% delle polizze danni, ivi compresa l’rc auto), costituite per lo più da realtà imprenditoriali medio – piccole, siano preparate ed intenzionate, ancor più in una situazione di crisi economica, a compiere scelte sgradite alla loro impresa mandante, e tantomeno rischiare la perdita dei benefici operativi e finanziari derivanti dal rapporto di monomandato di fatto. Quand’anche i rapporti di collaborazione tra intermediari dovessero svilupparsi, ciò potrà incrementare le possibilità di scelta dei consumatori, ma non certo incentivare né l’innovazione di prodotto né, tantomeno, prodotti significativamente più convenienti.
Su queste premesse, i costi di un mercato assicurativo inefficiente, anche in un settore ad acquisto obbligatorio come l’rc auto, sono destinati a gravare, ancora per molto tempo, sulle spalle dei consumatori.